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1958 Here we go! |
Chi scrive parla dal 2014. Son qui perché voglio tramandare una voce controtendenza in questi anni spersonalizzati e insapore che vivo.
Shh, che resti tra noi: i miei simili, gli uomini, si sentono al top. Hanno portato il progresso oltre i 6000 giri e pensano che basti un eccesso di tecnologia per auto-celebrarsi di “civiltà”. Son riusciti a partorire talmente tanti confort che il prossimo passo dell’evoluzione sarà la disabilità totale per tutti: un robottino si muoverà per noi.
Shh, che resti tra noi: i miei simili, gli uomini, si sentono al top. Hanno portato il progresso oltre i 6000 giri e pensano che basti un eccesso di tecnologia per auto-celebrarsi di “civiltà”. Son riusciti a partorire talmente tanti confort che il prossimo passo dell’evoluzione sarà la disabilità totale per tutti: un robottino si muoverà per noi.
Si vantano delle loro ultime scoperte e non si rendono conto di cosa hanno perso. Dalla loro mente spalmata sulle comodità è fuggita per sempre l’immaginazione! Impegnati a vivere il presente, a spegnere i propri sensi, a rinnegare la natura non capiscono che più andiamo avanti e più siamo fermi. Ma voi altri ci pensate mai alle grandezze del passato? Ma vi pare che torneranno stile e innovazione dei grandi anni ’20, ’30, ma anche ’40 e, perché no, ’50? E, soprattutto, la musica,
la moda, la libertà e la bellezza infinita dei brucianti ’60, ’70 e ’80? Non riusciamo nemmeno a copiare bene i pantaloni a vita alta del decennio ’90, figuriamoci il resto.
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1960 o giù di lì. |
Eppure io ce l’ho fatta. È bastata una sfilata in abito da sposa per una toccata e fuga nel 1958. Ci vuole fegato per farsi ingrandire le sopracciglia di qualche centimetro. Ci vuole consapevolezza del merdaio che viviamo per sentirsi a proprio agio in una gonna ampia. Ci vuole una chiacchierata con Maria per imparare a non lamentarsi delle difficoltà ché siamo pure troppo fortunati. Ci vuole sensibilità per emozionarsi di fronte a una folla impazzita che non lo sa, ma è nostalgica del passato mentre mi fotografa con l’i-phone.
E poi le altre epoche: le ho viste! Erano addosso a tanti giovani, cucite sui loro corpi da preziosi capi del passato. Non è stato solo spettacolo, ma gioia infinita che trasudava da occhi doppi e tubini anni Sessanta; da capelli al vento e fiori su lunghe stoffe anni Settanta; da colli alti ed eccessi tipici degli Ottanta; da vaporosi pizzi firmati Novanta.
Io credo che se quei miei simili di cui parlavamo sopra si lasciassero incantare dal savoir-faire dei tempi andati sarebbe tutto più “giusto”. Si dice che un passo indietro non abbia mai fatto male a nessuno. Ma son sicura saprebbe far bene a molti.
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Immensamente '80! |
A questo pro consiglio vivamente la musica bisessuata di David Bowie.
Dal 2014 è tutto. Passo e chiudo.
Daniela Melis
Daniela Melis